Vi presento Stromboli
Stromboli appartenente all’arcipelago delle Isole Eolie, in Provincia di Messina, è posta nel bacino del Tirreno occidentale nel mar Mediterraneo e, insieme a tutto l’arcipelago eoliano, è patrimonio mondiale dell’Unesco
L’isola è la più a nord delle Eolie e si estende su una superficie di 12,2 km².
Stromboli è costituita interamente da prodotti vulcanici: lave, tufi, scorie, lapilli, ceneri e si eleva per 926 m., formando una montagna conica, su una piattaforma sottomarina di circa 2000 m. di profondità.

Il nome Stromboli
Il nome Stromboli gli fù dato dai Greci basandosi sulla sua configurazione rotonda, simile a una trottola.
STROMBOLI (greco Στρογγύλη; latino Strongyle, localmente detta Strognuli.
In siciliano strummulu significa trottola.
I centri abitati di Stromboli
L’Isola di Stromboli ospita due centri abitati: Stromboli (a sua volta suddiviso nelle località di Scari, Ficogrande e Piscità) e Ginostra, dall’altra parte dell’isola.
A poche centinaia di metri a nord-est dell’isola di Stromboli si trova il collo vulcanico di Strombolicchio, residuo di un antico camino vulcanico.

La Geologia di Stromboli
Circa 200’000 anni fa, Stromboli non aveva ancora raggiunto il livello del mare, ma un altro vulcano era attivo nelle immediate vicinanze. E’ lo scoglio chiamato Strombolicchio, un classico esempio di “neck” vulcanico eroso dal tempo.
Stromboli invece emerge dal mare 160.000 anni fà, ma non è ancora formato come lo conosciamo adesso. Emerge dalla parte più meridionale dell’isola quella che adesso conosciamo come Punta Lena.
Nel frattempo Strombolicchio inizierà la fase di erosione.
Passeranno altri 150.000 anni tra flussi di lava vari che porteranno Stromboli ad essumere le sembianze che conosciamo adesso.
In questo video l’evoluzione del vulcano Stromboli

La storia di Stromboli
In base alle ricostruzioni, l’isola fu già abitata dal Neolitico su fino al Medioevo, passando per l’Età del Bronzo e l’età romana.
Grazie agli scavi archeologici ed al lavoro degli studiosi sappiamo che Stromboli rimase disabitata o comunque non ci furono insediamenti permanenti dalla metà del 1300 fino alla fine del 1600. Per approndire leggi “Stromboli il Villaggio Preistorico”

Il professore Ettore Barnao nel suo libro ”Appunti per servire alla storia di Stromboli “ ci dice che nel ‘500 sull’isola c’era sicuramente un covo di pirati.
La pirateria in quel tempo era un fenomeno che interessava tutte le Eolie e Stromboli data la sua posizione strategica era un’ottimo nascondiglio ed una formidabile base di avvistamento.

La pirateria o la guerra di corsa sarà presente sicuramente fino alla fine del 1600, attestato da questo documento che Pietro Campis scrisse intorno al 1690:
Facciamo ora passaggio a quella di Strongoli per essere tra queste due una gran simiglianza; mentre l’una e l’altra getta fuoco da una aperta voragine, sì quella come questa, parte è nel terreno abruciata, parte verdeggiante per le dense selve che vi ingigantiscono[…]; è volta a levante, né ha in sé alcun angolo, ma è tutta rotunda nella sua figura e vomita fiamme, ma più chiare né tanto denze quanto quelle si gettano dagl’altri monti incendiarii, il nome di Strongoli derivatoli dalla sua rotondità [..]; et a’ inostri giorni non è che un semplice ricovero a’ legni che navigano per questi mari e vi si ritirano in mancanza di vento o per ripararsi da borrascose fortune. Qui pur anco i barbari corsari costumano allo spesso di gettare le loro ancore per pigliare qualche riposo nel corso, per attendervi commodamente al passo, chè vi è frequente qualche nave Christiana; il che non di rado dà occasione ai Liparoti di far ricche prede e mettere ne’ ferri quei barbari, mantenendo la Città di Lipari nel più erto di quest’Isola, come di alcune altre, due huomini stipendiati ad effetto che, di giorno con tumate e di notte con fuochi accesi in certe determinate parti di detta Isola, avi sino l’huomo, che la Città mantiene continuamente di guardia sopra un alto monte vicino e predominante alla medesima, che legni si ragirino per quel mare, di che numero e di che qualità siano e dove poi fermino; (le quali cose tutte perfettamente intende il guardiano sudetto dall’osservare in qual parte dell’Isola si accendino i fuochi o si facciano fumate dalli altri guardiani). Del che non tosto ne ricevono i Liparoti l’aviso dal loro guardiano, che volano con generosità ammirabile ad investire quei legni barbareschi, riuscendo a loro bene spesso con semplici filuche trionfare di brigantini e galiotte […]. E ciò basti d’aver detto in proposito della guardia che invigila sul più erto dell’Isola di Strongoli la quale, come dicevo, non è al presente che ricovero di navi.Ma tempo già fu in cui, fra tutte, questa Isola fece pompadella sua magnificenza, cioè quando il Re Eolo, trasferitavi lasua Regia dalla Città di Lipari, elesse quella per propria abitazione(…].D’Eolo si profondano alcuni vestigii di sontuosa fabrica chealle bande di levante vi si miravano gl’anni passati, come m’hanno raccontato molti [naviganti] et in Lipari ve ne è traditione antichissima, se bene a’ nostri giorni, per essere buona parte dell’I-sola ricoperta sempre più dalle ceneri e pietre vomitate dalla bocca di fuoco non meno che ombregiata da folta et intrigata boscaglia, restano quei miseri avanzi del Reale Palazzo totalmente sepolti, remasti sol esposti all’occhio alcuni pezzi di vecchio edificio, detto il murazzo, presso alla riva del mare dove non giungono le ceneri né vi crescono selve, rendendosi molto credibile che il sogiorno quivi del Re Eolo havesse fatta quest’Isola non meno delitiosa che piena di popolo et abitanti per tutte quelle falde sino alla marina medesima.

Quindi, da quanto descritto sopra, Stromboli appare ancora semideserta sul finire del 1600 e sull’isola e non ci sarebbe traccia di una comunità che vive in pianta stabile sull’isola e di nessun tipo di coltura avviata, mentre sembrerebbero già presenti sulle altre Isole Eolie descritte sempre da Campis nello stesso periodo.
Nel ‘700 nasce la prima comunità moderna strombolana
Dal libro “Appunti per servire la storia di Stromboli si evince che il ripopolamento dell’isola si ebbe nei primi anni del ‘700 quando alcuni coloni provenienti da Lipari ci si stabilirono. L’isola fu loro consegnata dal vescovo di Lipari sotto concessione di una tassa di tributo.
Questi coloni traccciarono i primi sentieri, costruirono le prime abitazioni e le prime cisterne di acqua. Disboscarono, e terrazzarono la montagna. Seminarono e coltivarono l’isola fin dove fù possibile. Intorno al 1730 fù costruita la prima chiesa dedicata a Santi Vincenzo e Bartolomeo. Fù così che naque la prima comunità moderna strombolana che ci lega ancora oggi, ma con usi e costumi che stanno purtroppo svanendo.

Data:,1782 – 1787
Stromboli – Incisione su Rame
Le testimonianze dei viaggiatori del ‘700
È grazie alle testimonianze dei viaggiatori del ‘700 che avremo delle importanti notizie dell’epoca.
Uno dei primi è stato Jean Houël, pittore e paesaggista Francese che visitò Stromboli nel 1776 durante un viaggio alle Eolie.
Così descrisse Stromboli in quel viaggio:
Via via che ci si avvicinava all’isola, che si innalza come una piramide sui flutti, mi appariva grandiosa e mirabile. È raro che qualcuno vi sbarchi, e giacché tutto è motivo di interesse in un paese in cui sono pochi gli avvenimenti, l’appressarsi della barca richiamò tutti gli abitanti sulla riva; uomini, donne, bambini, alla mia vista proruppero in manifestazioni di gioia mista a grande sorpresa. Prima giunsero le persone a cui ero stato raccomandato e mi accolsero con tutta la spontaneità della gente semplice; mi colmarono di attenzioni e vollero offrirmi i loro servigi.La sua forma è regolare e simile a una piramide con una base più ampia della sua altezza. La prospettiva che avevo scelto mi permetteva assai bene di guardare l’isola con tutte le sue abitazioni. La chiesa matrice, posta su un poggio, si distingueva dalle altre case per la sua grandezza, ma anch’essa, come quelle così lontana, era appena un punto bianco tra gli altri disseminati sul fondo scuro del suolo vulcanico. La vetta di Stromboli si presenta sempre avvolta dal fumo; e così io l’ho rappresentata. L’isola è coltivata a grano e a vigneti di diversa specie, soprattutto malvasia di una qualità eccellente che costituisce una voce importante del commercio locale. In quest’isola si coltiva cotone ed ogni specie di frutta; si produce solo il grano necessario al nutrimento degli abitanti. La popolazione va dai 1200 ai 1400 abitanti.

Data:1782 – 1787
Stromboli – Incisione su rame
Stromboli nell’800
L’agricoltura insieme alla pesca ed alla marineria furono le fonti primarie di sostentamento per l’isola per tutto l’ottocento.
Il cotone che venne piantato fino ai primi decenni, venne completamente abbandonato lasciando spazio alle viti che occupavano gran parte delle coltivazioni, insieme a ulivi, fichi, capperi ed anche grano.
I prodotti come i fichi e l’uva passa(che venivano essiccati), la malvasia ed i capperi erano destinati principalmente all’esportazione.
L’isola in quegli anni godeva del pieno sviluppo economico e sociale. La popolazione era cresciuta, tanto che ci fù la volontà di ereggere altri luoghi di culto. Così nacquero la chiesa di San Bartolo a Piscità e quella di San Vincenzo a Ginostra.
Gli strombolani impararono a convivere con i quattro elementi, vivendo in pace e armonia tra loro e dedicandosi totalmente all’agricoltura ed alla pesca.
Le donne ricoprirono un ruolo importantissimo ed erano parte attiva della comunità. Si impegnavano duramente sia a terra che in mare, oltre che a crescere i figli e ad occuparsi della casa.
Grazie allo sviluppo della marineria, nella metà dell’ottocento Stromboli vantava una modesta flotta di imbarcazioni. Queste barche costruite sull’isola garantivano la navigazione non solo lungo tutta la costa Tirrenica, ma anche verso la Sicilia fino a L’isola di Malta.
In questi porti, gli strombolani, trasportavano i prodotti dell’isola ed importavano alcune mercanzie e materie prime. Importavano principalmente grano, dato che le coltivazioni sull’isola non soddisfacevano più le esigenze della popolazione che nel frattempo era creciuta a 2712 persone.

I Viaggiatori dell’800
Stromboli 9 ottobre 1835,
Scesi a terra, fummo accolti in una casa e facemmo colazione con uva e fichi d’India. Poi, due uomini, per mezza piastra ciascuno,accettarono di farci da guida per la scalata al cratere. Partimmo verso le otto del mattino. All’uscita dal villaggio il sentiero si presentava facile; saliva lentamente tra quelle vigne cariche d’uva che costituiscono tutto il commercio dell’isola e sulle quali i grappoli pendevano in quantità tale che ognuno ne prendeva a piacimento senza domandare il permesso al proprietario. Sorpassata la zona delle vigne, non c’erano più sentieri e fummo quindi costretti a camminare all’avventura cercando il terreno migliore e i punti meno scoscesi. Malgrado tutte queste precauzioni fummo costretti a camminare carponi. Superato quel passaggio, quasi a picco sul mare, mi domandai con terrore come avremmo fatto per scendere; le nostre guide dissero allora che saremmo ridiscesi da un sentiero differente: mi tranquillizzai un po’. Sorpassato quel rompicollo, per un quarto d’ora la salita diventò più facile; arrivammo però ben presto ad un passaggio che in un primo momento mi sembrò veramente insuperabile
Oltre ad essere vignaioli e commercianti di uva passa, che sono le due principali attività dell’isola, gli abitanti di Stromboli sono ottimi marinai. Fu senz’altro grazie a questa qualità che si fece della loro isola la succursale di Lipari e il deposito in cui re Eolo rinchiudeva i suoi venti e le sue tempeste. Del resto questa predisposizione alla nautica non era sfuggita agli inglesi che, durante l’occupazione della Sicilia avevano reclutato ogni anno nell’arcipelago di Lipari più di quattrocento marinai.

Elpis Melena
Stromboli 7 ottobre 1860
Tutto mi spingeva a questo, poiché il nostro avventuroso viaggio [..], l’oscuro sbarco su una riva in cui la diffidenza degli abitanti ci aveva lasciati senza un tetto – poi l’accoglienza nel palazzo di vino e uva passa di Giuseppe Costa – e infine il risveglio ai piedi del tuonante Stromboli – tutto ciò mi stava davanti agli occhi come un bel sogno che portava la realizzazione di un desiderio per lungo tempo custodito e mi riempiva di un indescrivibile e piacevolissimo sentimento di appagamento […]. [Io] mi ero precipitata fuori per deliziare la mia vista con il nuovo scenario e per assicurarmi che fosse realmente il suolo di Stromboli, quasi mai calpestato dallo straniero, quello su cui io camminavo e per gustare pienamente la consapevolezza del suo poetico isolamento. Inutilmente cercai un angolo del mondo a cui paragonare Stromboli, ma qui non è riconoscibile né un carattere italiano, né africano, né asiatico. Stromboli è particolarmente interessante proprio per il fatto di essere simile solo a se stessa […]. Stromboli ha tre villaggi o”‘contrade”, come qui viene chiamata una serie di casupole singole con al centro una chiesa, visto che di una strada o di due abitazioni poste a fianco non si può parlare. Ogni casa sta per conto suo, ha un tetto piatto, è senza finestre e consiste di una singola stanza. Le finestre e un secondo piano sono legate al concetto di palazzo e tali costruzioni- come per esempio la villa di Giuseppe Costa- si trovano un po’ distanti dal centro della contrada. Tuttavia a nessuna di queste primitive abitazioni manca una pergola coperta di canne una loggia, che si allunga su uno spazio lastricato con grandi pietre laviche, per procurare agli abitanti un po’ di ombra, visto che gli alberi mancano del tutto [..]. Fuori dalla pergola, a circa quattro passi di distanza, ogni casa ha il suo forno e accanto un piccolo magazzino del grano […]. La contrada di San Vincenzo è certo la più importante. Da quasi due secoli la spianata nord-orientale, su cui essa sorge, è stata risparmiata da fiumi di lava, piogge di cenere e lanci di pietre. Gli abitanti di Stromboli vivono così in spensierata sicurezza e guardano con tranquillità le eruzioni del vulcano che si riversano tutte dalla parte scoscesa dell’isola [dalla parte della Sciara]. Essi coltivano le loro piccole pianure sulle quali cresce cotone e una qualità veramente eccellente di vite il cui ricavato è sufficiente ai loro bisogni [.]. [E] un popolo forte e lavoratore, di robusta ossatura, con spiccati tratti africani e pelle color tanè . Gli abiti delle donne, che consistono di una gonna sbiadita e un corpetto corto, sono poveri e non caratteristici. Gli uomini sono vestiti solo di una rozza camicia e di pantaloni che coprono appena la loro nudità. La popolazione di questo piccolo pezzetto di terra separato dal mondo correva di qua e di là in incessante attività. Sulla spiaggia infuocata dal sole gli uomini erano occupati a scaricare i prodotti stranieri e a caricare quelli locali, a riparare le loro imbarcazioni e le reti, mentre le donne della contrada si dedicavano alla pulitura del grano, alla cottura del pane, all’essiccazione dei fichi e dell’uva e ad altre occupazioni domestiche. Questa laboriosità degli abitanti di Stromboli non mi meravigliò quando seppi che essi dovevano versare al vescovo di Lipari non soltanto la decima dei loro raccolti, ma anche dei cereali e degli altri generi alimentari che essi ritiravano dalla Calabria per il loro fabbisogno.[…]
A cena:
Botti di vino piene e vuote occupavano ancora la stanza per metà, ma gli spessi strati di uvetta e uva passa, che coprivano larestante parte del pavimento di lava, erano stati messi in due mucchi contro la parete per far posto ad un piccolo tavolo sul quale campeggiavano, alla luce di due candele di stearina poste dentro due bottiglie, pane, vino e una scodella di maccheroni, apparsa per incanto grazie alle fatiche culinarie del mio amico. Un paio di piccole botti ci servirono da sedie e, mentre noi mangiavamo con gusto il pane scuro e il piatto nazionale napoletano accompagnati da una forte malvasia, vecchi e giovani si raggrupparono stupiti attorno a noi in modo pittoresco.[…]
Verso il cratere:
Qua e là si incontrava un albero di fichi incurvato verso terra o una casupola mezza diroccata questi erano gli unici cambiamenti che si offrirono ai nostri occhi fino al termine della regione dei vitigni, quando ci incamminammo su una montagna che saliva molto rapidamente, coperta da resti vulcanici. Da questo punto, alto circa mille piedi sul livello del mare, ci si offriva una interessane vista sulla parte nord-orientale dell’isola [… ].



L’emigrazione 1890-1950
Uno degli eventi più significatativi in epoca moderna è stata sicuramente l’emigrazione. Il fenomeno ha avuto inizio verso la fine dell’800 ed ha interessato tutte le isole Eolie.
Le cause del fenomeno, descritte nel libro “STROMBOLANI IN PAESI LONTANI-storie di emigrazione” non sarebbero da attribuire a condizioni economiche miserevoli, ma piuttosto ad uno spirito di avventura, nel tentativo di migliorare la propria condizione di vita.
Dalla metà dell’800 in poi, marinai strombolani erano imbarcati su navi che facevano il giro del mondo. Questi, quando tornavano sull’isola raccontavano di nuovi mondi e di vite agiate.
Questi racconti insieme ad altri fattori che adesso elencheremo hanno contribuito ad incrementare lo spopolamento
- La navigazione: il trasporto a vela dopo l’avvento della marineria a vapore divenne sempre meno conveniente. Il declino della marineria a vela ebbe notevoli conseguenze sulle attività commerciali.
- La crescita della popolazione: sul finire del 1800 la popolazione era al culmine della crescita con la conseguenza di eccessivi frazionamenti delle proprietà da coltivare.
- Il patrimonio vinicolo:Verso il 1890 la filossera distrusse gran parte dei vigneti che erano una delle maggiori fonti economiche.
- Il vulcano: Le disastrose eruzioni del 1919 e del 1930 destarono impressione e spavento tra gli abitanti.
Quest’insieme di fattori portarono allo spopolamento di Stromboli che passó da 2712 abitanti nel 1890 a 650 nel 1951.

Dal 1949 ad oggi
Stromboli, dopo gli anni difficile del dopoguerra così appariva nel Giornale dell’epoca “Le vie d’Italia” Numero 10 del 10 ottobre 1949
Articolo di Gaetano Falzone – Foto di Fosco Maraini
Per raggiungere Stromboli ci si può servire del servizio bisettimanale in partenza da Lipari nonché di quello settimanale da Messina, che toccando le Eolie, completa il viaggio a Napoli. La necessità di doversi in ogni caso fermare più giorni a Stromboli per potere effettuare una visita alla zona craterica nonché a Strombolicchio è un ostacolo all’afflusso di correnti larghe di turisti i quali d’altro canto non hanno a disposizione che una possibilità di tipo paesano priva di ogni attrezzatura turistica. Il film “Dopo l’uragano” (titolo originario del film che poi, grazie anche al lavoro fatto dal domenicano, Padre Morlion, sui contenuti del film, divenne Stromboli Terra di Dio) che ha avuto come principale interprete Ingrid Bergman si è svolto tutto in questo stupendo scenario ed ha richiamato gran copia di giornalisti, di fotografi e di curiosi. L’isola vulcanica è stata messa a fuoco, inquadrata e sfruttata in ogni suo aspetto. La vergine terra, dopo il millenario silenzio, ha dovuto svelare ogni suo misterioso segreto ed oggi la manovella dell’operatore la ammanisce al pubblico mondiale rubandole fin l’ultimo arcano. La terra trema abitualmente a Stromboli.


L’inizio del turismo a Stromboli
Stromboli appariva desolata, nera e cupa nei primissimi anni ’50, ma negli anni a seguire grazie al famoso geologo-vulcanologo Hourun Tazieff ed al film Stromboli Terra di Dio, si accesero i riflettori sull’isola che divenne un’ambita meta turistica.
Haroun Tazieff
Haroun Tazieff fù definito un gigante della scienza. Geologo, ingegnere e agronomo Franco-Belga, era insegnante all’università libera di Bruxelles dove nel 1957 creò il centro nazionale di vulcanologia. Negli anni ‘70 divenne presidente del consiglio scientifico dell’istituto di vulcanologia (Roma, Catania, Pisa).. Appassionato di vulcani, fù uno dei primi promotori del turismo alle Eolie.
Grazie a lui nei primi anni ’50 iniziò ad arrivare sull’isola il primo turismo di carattere studentesco. Naquero cosi i primi villaggi studenteschi nelle grandi case di piscità. I giovani venivano da tutta Europa. Fù così che l’isolani ebbero il primo, vero, contatto con un altro mondo.
Con il passare degli anni e con il migliorare delle condizioni economiche iniziarono ad arrivare anche le prime famiglie italiane.
Così sull’isola naquero le prime strutture ricettive fino ad arrivare ai giorni nostri ed anche se il turismo e lo stile di vita sono completamenti cambiati, a Stromboli ancora si respira un sapore unico, un’essenza ricca di storia e di magia.
Ci vediamo a Stromboli…
Leonardo Nardi Utano.




