Il villaggio preistorico di Stromboli

il villaggio preistorico di stromboli

Stromboli e le civiltà preistoriche

Quando si pensa a Stromboli si pensa ad un luogo isolato e difficile da vivere, dove non sembra possibile collocare civiltà preistoriche.

In realtà la storia di Stromboli affonda le radici nella notte dei tempi; infatti grazie alle ricostruzioni che tratteremo, scopriremo che l’isola fu già abitata dal Neolitico su fino al Medioevo, passando per l’Età del Bronzo e l’età romana.

Nel 1980 Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier concentrano le ricerche a Stromboli ed individuano nei pressi di San Vincenzo un villaggio preistorico, un sito ricco di frammenti ceramici. Dovranno passare trent’anni per iniziare una vera e propria campagna di scavi.
Così nel 2009 Stromboli divenne teatro archeologico.

Il villaggio preistorico di Stromboli

Gli Scavi

  • Le campagne di scavo hanno interessato una superficie di 500 m² e restituiscono abbondanti reperti di varie epoche, tra cui ceramica a vernice nera, terra sigillata, anfore, lucerne, balsamari in vetro, tegole, ceramica invetriata e maioliche.

Il villaggio dell’età del Bronzo risale alla prima metà del II millennio a.C. e sorgeva alle pendici del vulcano.

Dalla sua posizione nord-orientale gli abitanti potevano avere una buona visuale su parte del Tirreno: dallo stretto di Messina all’arcipelago flegreo.

Il villaggio preistorico di Stromboli – Ritrovamenti

  • Il sito archeologico di San Vincenzo è formato da una serie di terrazzamenti, delimitati e sorretti da gradoni in pietrame.
  • Un gran numero di persone abitava questo villaggio. Ciò è testimoniato dalle numerose capanne ovali o rotonde in pietra lavica, di varie dimensioni.
  • Le capanne erano costruite con muri a secco. Lo spazio interno, alle volte, era suddiviso in ambienti, per alcuni dei quali è ancora possibile intravedere resti di focolari.

Nel villagio preistorico di San Vincenzo sono stati rinvenuti edifici e tombe medievali nella zona nord, e un canale medievale riempito da detriti architettonici.

Una piccola chiesa, l’edificio Medioevale principale con tetto in tegole e abside semicircolare in pietra, ampia pavimentazione pietre, e un vano attiguo sul lato nord.

Tombe arboree sono state scoperte nell’abside a nord.

Degno di nota, ai fini di una datazione precisa, è il ritrovamento di numerose monete, infatti diciannove monete medievali identificabili forniscono le informazioni più specifiche sulla cronologia dell’occupazione medievale: furono prodotte tra il 1266 e il 1402 al massimo.

Inoltre sono stati scoperti resti di tre individui, due dei quali datati al XIV sec. Due sono stati sepolti in una stanza immediatamente a nord dell’abside, orientata ovest-est con la testa verso ovest e una pietra nelle vicinanze indicando la posizione.

L’evidenza archeologica e i relativi vincoli cronologici consentono di stabilire che nel tardo medioevo , una significativa comunità umana era presente sull’isola durante il periodo delle Crociate, probabilmente a causa della posizione strategica di Stromboli sulle rotte navali dirette dall’Europa allo stretto di Messina. Lo si deduce dalla presenza di un edificio religioso con materiali (piastrelle e vasellame) importati dalla Calabria/Sicilia dopo il XII sec.

Nuove Scoperte

Nel 2016 è stato avviato un progetto coordinato di ricerca archeologico-vulcanologica per indagare sugli eventi che ebbe luogo sull’isola nel tardo medioevo.

Tali ricerche portano all luce che un insediamento umano significativo è stato presente sull’isola agli inizi del 1300 e che questa comunità lasciò improvvisamente l’isola dopo la prima metà del trecento, a causa di eventi catastrofici legati all’attività vulcanica e ai cedimenti del cono vulcanico.

Quindi l’isola rimase disabitata o comunque non ci furono insediamenti permanenti fino al 1600.

Testimonierebbero la scoperta di tre depositi di tsunami ben conservati e senza precedenti, relativi a ripetuti crolli sull’isola vulcanica di Stromboli che si sarebbero verificati durante il Tardo Medioevo.

Basandosi su datazioni al carbonio, su evidenze stratigrafiche, vulcanologiche e archeologiche, si può collegare lo tsunami più antico al successivo rapido abbandono dell’isola che era abitata a quel tempo, contrariamente a quanto si pensava.

Il potere distruttivo di questo evento è forse anche legato ad un’enorme tempesta marina che devastò i porti di Napoli nel 1343

(200 km a nord di Stromboli) descritta dal famoso scrittore Petrarca.

Napoli 1343

 Non si può pingere con pennello, né scrivere con parole quella, ch’io vidi jeri, la qual vince ogni stile, cosa unica ed inaudita in tutte l’età del mondo (…) questa di Napoli sarà materia de versi miei, benché non si può dire di Napoli, ma universale per tutto il mare Tirreno e per l’Adriatico; a me pare chiamarla Napolitana, poiché contra mia voglia mi ha ritrovato in Napoli (…) non posso scriverla a pieno, persuadetevi questo, che la più orribile cosa non fu vista mai (…) mi risvegliò un romore ed un terremoto, non solo aperse le finestre e spense il lume ch’io soglio tenere la notte, ma commosse dai fondamenti la camera, dove io stava: essendo dunque in cambio del sonno assalito dal timore della morte vicina, uscii nel Chiostro del Monastero, ov’io abito, e mentre tra le tenebre l’uno cercava l’altro, e non si potea vedere, se non per benefizio di qualche lampo, cominciammo a confortare l’un l’altro (…). Sarebbe troppo lunga Istoria, s’io volessi contare l’orrore di quella notte infernale; e benché la verità sia molto maggiore di quello che si potesse dire, io dubito che le parole mie pareranno vane: che gruppi d’acqua? che venti? che tuoni? che orribile bombire del Cielo? che orrendo terremoto ? che strepito spaventevole di mare? e che voci di tutto un sì gran popolo ? parea che per arte magica fosse raddoppiato lo spazio della notte, ma al fine pur venne l’aurora”.

Francesco Petrarca


Lo studio “Geoarchaeological Evidence of Middle-Age Tsunamis at Stromboli and Consequences for the Tsunami Hazard in the Southern Tyrrhenian Sea è stato condotto in collaborazione con Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Università di Modena-Reggio Emilia e Urbino, Istituto di studi del Mediterraneo antico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), City University of New York, American Numismatic Society, Associazione Preistoria Attuale.

https://www.nature.com/articles/s41598-018-37050-3