Cytisus Aeolicus – Il Citiso delle Eolie
Caratteristico della flora di Stromboli è sicuramente è Il Citiso delle Eolie, un arbusto perenne appartenente alla famiglia delle Fabaceae, caratteristico per le foglie composte trifoliate. Il Citiso insieme alla Ginestra di Gasparrini sono gli autori del colore giallo della montagna di Stromboli in primavera; infatti il Citiso, fiorisce tra la fine di febbraio e gli inizi di aprile; i suoi frutti maturano nel corso dell’estate. Il legumi maturi si aprono molto tardi o cadono senza aprirsi affatto.


Cytisus Aeolicus
L’attribuzione botanica di Cytisus Aeolicus fu fatta per la prima volta dal naturalista Giovanni Gussone nel 1828 quando, nel corso di un viaggio alle isole Eolie, individuò nelle isole di Stromboli e Vulcano alcuni esemplari di una pianta ancora non denominata chiamata in dialetto “sgurbio” . Il Cytisus Aeolicus si distingue per le grandi dimensioni che può raggiungere rispetto agli altri citisi, assumendo la forma di un piccolo alberello alto anche 4 metri o di arbusti molto ramificati, con rami cilindrici. La colorazione del fogliame è glauca per una fitta tomentosità che ricopre le foglie con ogni segmento fogliare leggermente appuntito e di consistenza coriacea.

Il rischio di estinsione
Questa specie di citiso tipico delle isole Eolie, stà per scomparire; infatti oramai è circoscritto in popolazioni sparute a Stromboli, Vulcano ed Alicudi.
Gli esemplari sopravvissuti in habitat rupestre sono davvero pochissimi. La popolazione più numerosa, con quasi 500 esemplari, è presente sull’isola di Stromboli, mentre sull’isola di Vulcano la specie è presente, con circa 150 esemplari, per lo più ai margini dei terreni agricoli, dove viene utilizzata dagli agricoltori locali come siepe o pianta ornamentale. La popolazione di Alicudi appare molto ridotta (circa 30 individui).
Il Citiso delle Eolie ha sfiorato l’estinzione e attualmente è inserita tra le specie “prioritarie” della Direttiva Habitat dell’Unione europea (direttiva 92/43/CEE).
Il Citiso nella Storia
Un tempo questo citiso era diffuso nei coltivi abbandonati o cresceva abbarbicato alle rupi vulcaniche. Questa specie è stata soggetta ad un uso intensivo da parte dell’uomo, per ricavarne legna da ardere, pali e attrezzi per l’agricoltura, o semplicemente eliminata per fare spazio alle colture.